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“Regole o cecità imbecille “

Ringrazio IL MAMILIO per dar voce a paradossi di siffatta levatura che non fanno altro che affermare come la scuola deve continuare ad essere il pilastro per l’educazione e sostegno alla collettività.

“Regole o cecità imbecille “- Chi pensa sia cecità imbecille l’impedire ad un ragazzo di crescere perché ci deve essere sempre un adulto che  ricorda quello che deve fare, allora il titolo può andare; se “cecità imbecille” è rivolto a  coloro che  quotidianamente rispondono a procedure sottese alla tutela di tutti gli utenti ,  si ritiene  che  chi lo scrive e chi lo sostiene  dovrebbe provvedere a rivedere la propria gerarchia di valori o quantomeno riflettere su come pensa che si possano formare  i cittadini del domani.

All’articolo si potrebbe rispondere in vari modi : in maniera reattiva “ offesa che rinvia necessariamente ad offesa” ; in maniera ironica dove il titolo sottolinea come chi guarda non sempre si accorge che pure Lui fa parte del sistema; in maniera resiliente dove si cerca di spiegare.

Da sempre  ho  sostenuto che quando si parla si deve aver ben chiaro l’obiettivo : offendere, trovare soluzioni, affermare che si è più bravi, far del male, confermare , rivelarsi ,  incoraggiare… non ho idea quale sia stato l’impulso di chi ha “segnalato”  , sicuramente  sarà d'accordo con me che ognuno di noi nell'ambito del proprio ruolo di passante , osservatore, alunno, genitore, rappresentante di classe , membro del consiglio d’istituto, Collaboratore Scolastico, Docente, Dirigente e quant'altro, deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non limitarsi a formulare offese gratuite  che,  oltre a portare  discredito  ai ruoli nominati, sicuramente non dà un buon  riflesso sul prestigio della Istituzione scolastica .

A nome dell’ISTITUZIONE , nel rispetto di coloro che ogni giorno lavorano nella scuola con solerzia passione e competenza , sarebbe un gesto di maturità estrema che le offese pubbliche  siano seguite da scuse pubbliche .

IL DIRIGENTE 

prof.ssa Paola Felicetti

Di seguito si  riporta integralmente un articolo di Moreno Mazzola , per semplificare la lettura,  ci si può soffermare esclusivamente sulla parte in neretto.

Per avere il diritto, bisogna avere una regola che lo predisponga, se non altro una regola che vieti la lesione del diritto stesso. Il buon funzionamento della società si basa sulle regole che gli uomini si sono dati per organizzare e far funzionare al meglio la loro vita comune e per garantire i diritti di tutti.  È importante capire che dietro ad una norma vissuta come un’imposizione fastidiosa, si nasconde in realtà la possibilità di stare bene con se stessi e con gli altri e soprattutto di esercitare senza limiti la propria libertà. Kant sosteneva che la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole ma al contrario avere la determinazione di agire nel rispetto delle condizioni morali riconosciute. È libero chi non distrugge le regole di convivenza che permettono a tutti di vivere e realizzarsi. È libero chi persegue i propri obiettivi e coltiva le proprie passioni senza cedere ai compromessi immorali che lo rinchiuderebbero in una gabbia di vizi e malcostume. È libero chi conosce i propri limiti e valorizza le sue virtù, chi sa che essere liberi è faticoso ma impagabile. Il problema è che la maggior parte delle persone è incline a barare e che l’ambiente può scoraggiare o favorire i comportamenti disonesti. In particolare, saremmo più propensi a mentire o imbrogliare se lo fanno anche gli altri intorno a noi. Se fin da piccoli s’impara a imbrogliare, a non rispettare le regole, da grandi si sarà inclini a evadere le tasse, passare con il rosso, cercare raccomandazioni, saltare la fila agli sportelli, non allacciare la cintura di sicurezza in automobile. Se domina la legge del furbetto chi è onesto paga due volte: la prima perché è danneggiato da chi imbroglia e la seconda perché viene anche deriso per averlo fatto. In una società così, un genitore ha addosso una grande responsabilità. È questa la società che vogliamo?  È da noi stessi e dai nostri figli che dobbiamo iniziare a cambiarla. Poi, certo, oltre alle regole esistono anche le eccezioni. È il caso di insegnare o di ricordare che, in determinati periodi storici, è possibile che vi siano delle regole ingiuste e che, in quei casi - che si spera di non sperimentare mai (dittature, guerre, genocidi, etc..) - è la disobbedienza, la non conformità alla regola ingiusta, ad essere civile. Alla fine l’esempio è un altro punto cruciale: possiamo e dobbiamo pretendere dai nostri figli un comportamento civile, ma non più di quello che teniamo noi. È preferibile imporre e imporsi alcune regole fondamentali e farle seguire e seguirle sino in fondo che predicare bene e razzolare male. Argomento banale in teoria, ma, in pratica, è molto più difficile da seguire di quanto non pensiamo. Quando buttiamo una carta per terra o quando non ci allacciamo la cintura di sicurezza in automobile stiamo fornendo ai nostri figli la base per ingannarci, perché gli mostriamo la differenza tra le nostre intenzioni e i nostri comportamenti. Ne deriva che il rispetto delle regole è fondamentale, nella società, in un partito, in un’associazione. Purtroppo questi movimenti carsici d’interpretazione delle regole a seconda della posizione che occupiamo in quel momento è un mal costume tutto italiano e se vogliamo diventare un Paese d’esempio per gli altri è dal rispetto delle regole che dobbiamo partire.

“Si fanno le regole per gli altri, e delle eccezioni per se stessi” - Charles Lemesle

Moreno Mazzola

https://www.7giorni.info/editoriali/il-rispetto-delle-regole-e-alla-base-della-societa-e-si-impara-da-piccoli.html

Link per riflettere: https://cr4zy5urg3on.wordpress.com/2008/09/23/citazioni-sulla-stupidita/